lunedì 8 agosto 2011

Ricorrenze

Mettiamo che ci sia una cosa successa più di 20 anni fa, una cosa che a quei tempi vi aveva segnato molto, una cosa però su cui ci avete messo una pietra sopra da anni e anni, non ci pensate mai nella vita quotidiana, ormai è fuori dai vostri pensieri, morta e sepolta, ancorata a quel passato lontano; epperò c'è una ricorrenza nei vostri sogni, quella cosa inspiegabilmente si ripresenta di notte circa una volta l'anno/anno e mezzo, torna vivida e dolorosa come fosse ieri, a reclamare la circolarità di una pena immeritata ma reale, a svelare la cicatrice mai scomparsa.
Perché il regno dei sogni è senza tempo, non esiste catarsi, non esiste oblio, non esistono limiti.
Sanguino lo spazio del mattino seguente al sogno, poi tutto torna normale come al solito, il pomeriggio solo un'eco di quel sogno, l'indomani più nulla - fino al prossimo sogno, ineluttabile, tra un anno/anno e mezzo.

7 commenti:

  1. Guardo il piatto. Spaghetti con la salsa.
    Sono seduta a tavola per il pranzo. Sono seduta. Anche i miei genitori e i miei fratelli.
    Mia madre è davanti a me. Accanto a lei mio padre.
    Io tra i miei due fratelli, uno per lato.
    Mi sento un sandwich. E invece sono io che mangio, devo farlo. Abbasso la testa. Dei tentacoli, a mezz’aria sul piatto, stringono una cosa lunga, con delle punte. I tentacoli mi terrorizzano; mi sforzo di pensare che è solo la mia mano. Si allentano e la forchetta, è solo una forchetta penso, cade sulla montagna rossa di fili aggrovigliati.
    E questo gesto spezza ancor di più l’equilibrio: tentacoli nel vuoto, estranei, non miei, non mano. Li lascio scivolare sulla gamba, coperta dalla tovaglia, per non guardarli.
    - Che fai non mangi?- Il suono mi giunge da lontano.
    Mia madre mi parla. E’ la sua voce, esce dalla sua bocca. E’ tutto semplice, normale. Ma non riesco a collegare la voce a quella bocca che mi guarda e si muove.
    Vorrei gridare aiuto, ma ho paura di sentire anche la mia voce, sospesa, lontana, non mia; mi terrorizzerei ancora di più. Così sto zitta.
    E poi cosa potrei dire: mi sembra tutto strano, estraneo; mi sento senza io. Come se mi mancasse il soggetto. Sono solo un complemento, fa la battuta, dentro, la parte di me ancora capace d’un filo d’ironia. Un filo…come questi che ho davanti. Chilometrici. Ne guardo uno, lo seguo con gli occhi centimetro per centimetro. Non riuscirò mai a mangiarlo tutto: è infinito.
    - Dai, che ti piacciono gli spaghetti –
    Mi viene da piangere. Spaghetti. Questo nome mi sembra senza un senso.
    Spa ghet ti. Non posso fare altro che rialzare la mano. E vedo di nuovo i tentacoli. Cerco di sopportarne la vista. Mano, forchetta, spaghetti. Rossi. Il rosso è la cosa che mi turba meno. La parola salsa invece mi fa paura. Non la riconosco. Penso rosso.
    Non è salsa, è solo rosso.
    Mi sforzo di stare tranquilla mentre prendo un filo e lo porto alla bocca. La bocca, che strana. E tutto ricomincia.
    I miei fratelli parlano, li guardo e non mi sembrano reali.
    Mi sconvolgo. Non ce la faccio più a lottare contro questa cosa.
    Non posso neanche chiedere aiuto. Non ci sono parole per spiegare.
    Piango.
    - Cos’hai? –
    - Ho…- Mal di testa, mal di pancia, mal di gola...devo scegliere qualcosa di normale.
    - Mi viene da vomitare –
    Mia madre mi porta a letto. Mi fa una camomilla.
    Ca mo mil la.

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  2. Spero che sia un incubo di quelli che si fanno la notte, che provengono dal nostro mondo parallelo.
    Sembra però la descrizione di un tipo di dissociazione reale - davvero pesante...

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  3. mi ricordo ancora che quando ho avuto quest'incubo, circa 20 anni fa, mi ha turbato molto. E ogni tanto ritorna, più blando, nei sogni.
    E allora scrivo di cose felici, e me lo lascio alle spalle

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  4. Non dev'essere stato facile vivere nella tua famiglia...o lo è ancora?

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  5. al mio primo stipendio precario ( anch'esso circa 20 anni fa)
    sono andata a stare da sola :-)

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  6. sempre bene uscire di casa :) carisisme, non faccio di questi incubi, soprattutto non ricorrenti, ma mi avete trascinata nei vostri, brave (gasp)

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